Per
misurare il benessere e le condizioni di vita di uno stato, prima di tutto
occorre controllare il suo motore: “l’economia”. Proviamo subito a verificarne il
suo livello di crescita. Nel campo economico tutto deve essere tradotto in
moneta. Si determina allora il PIL, Prodotto
Interno Lordo, come valore monetario di tutti i beni e i servizi finali,
cioè non si calcolano i beni usati per produrre altri beni.
Il PIL può anche essere visto come somma dei
valori aggiunti dei soggetti, pubblici e privati del sistema Stato, prodotti,
servizi venduti e quelli acquistati.
La somma dei valori aggiunti ci darà il totale
della ricchezza che si è formata nello Stato, ossia il suo PIL.
Non vengono calcolate alcune attività molto
faticose, ma prive di valore economico, come il lavoro
domestico fatto dalle mamme o dai papà casalinghi. Sfugge alle indagini
anche la produzione del contadino che consuma direttamente i beni coltivati nel
proprio orto, il cosiddetto autoconsumo.
Il PIL non riesce ad esprimere
univocamente lo Stato di salute di un paese. Insomma, non è
affatto detto che in uno Stato avente un PIL molto elevato si viva bene!
Imma Montella III F
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